La data di nascita dell’ospedale non si conosce con precisione ma, presumibilmente intorno alla metà del 1400, a Fusignano fu fondato, da Francesco Corelli un ricovero per pellegrini dedicato a San Rocco, protettore degli stessi. L’edificio fu costruito presso la chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine, di cui il giuspatronato apparteneva alla famiglia Corelli, e fu legalizzato dal Vescovo solo nel 1517, com’è dal rogito del 26 giugno di quell’anno. Il complesso continuò a funzionare sotto l’amministrazione dei Corelli, tra i quali furono scelti annualmente un priore che rendeva conto al Vescovo dell’amministrazione dei beni e imponeva un censo di mezza libra di cera, per oltre tre secoli, durante i quali non si hanno particolari notizie.

Da fonti storiche si apprende che nel 1777 una congregazione dei Compadroni chiese che l’Ospitale dei Pellegrini fosse convertito in luogo a beneficio dei poveri infermi del paese poiché non vi era nelle vicinanze altro luogo in cui andare. Inoltre nel corso del tempo, con il migliorare delle vie di comunicazione e dei luoghi di accoglienza, venne meno lo scopo per cui l’ospizio era stato voluto e dalle cronache locali risulta che vi soggiornassero solo vagabondi e malviventi che creavano gravi disagi alla popolazione della cittadina. Fu anche per questo motivo che nel 1779, due anni dopo la richiesta, il Vescovo accordò la trasformazione.

L’edificio fu completamente ricostruito dal 1784, su disegno del marchese Giacinto Corelli e tutte le spese furono sostenute da Don Girolamo Corelli, priore dell’epoca e patrocinatore delle trasformazioni. Il nuovo ospedale fu inaugurato alla fine del 1796, anche se la fabbrica era già terminata da alcuni anni.

L’ospedale rimase di proprietà della famiglia Corelli per quasi un altro secolo ricevendo diverse donazioni come l’eredità di Don Cesare Cassani, nel 1804, che permise di accrescere il numero dei letti da sei a dieci, e di Don Girolamo Olivieri, nel 1806. Dal 1810 fu messa in esercizio la ruota per gli esposti che erano poi trasferiti al brefotrofio Faenza. Nel 1817 l’ospedale fu convertito in lazzaretto per tifosi e nel 1855, a causa della vasta epidemia di colera, fu utilizzato per curare la popolazione colpita.

Sappiamo inoltre, da documenti d’archivio, che il complesso era dotato fin dal 1844 di una farmacia resasi necessaria perché l’unica farmacia del paese era molto trascurata e il personale dell’ospedale doveva recarsi a Lugo a prendere i medicinali. Della farmacia, come anche dell’antica chiesa, annesse all’ospedale, non rimane nulla poiché distrutte durante l’ultimo conflitto mondiale.

A metà dell’Ottocento fu necessario, in conseguenza delle nuove esigenze igienico – sanitarie e dell’aumento della popolazione, un adeguamento dell’edificio atto ad ampliare il numero dei posti letto. La Congregazione di Carità, che era divenuta con la legge sulle Opere Pie del 3 agosto 1862 n. 753 unico amministratore dell’ospedale facendo cadere il giuspatronato della famiglia Corelli, decretò la ristrutturazione del complesso che fu eseguita dall’ingegner Giuseppe Manara di Ravenna. Durante i lavori, durati due anni e appaltati dopo alcune traversie al capo mastro Alberani Martino, l’ospedale fu chiuso ma fu stabilito che gli ammalati potessero avere lo stesso trattamento e le relative medicine rimanendo al loro domicilio. L’attuale edificio risale, quindi, al 1865.

Dal 1867 non sono segnalate altre variazioni importanti, all’infuori della costruzione, nel 1895, dell’ospizio per i vecchi inabili, donato dai fratelli Vecchi, annesso all’ospedale e di un altro istituto per le vecchie, realizzato qualche anno dopo nel 1901, grazie al lascito di Giovanni Giovanardi. Nel 1902 fu, invece, adattato un locale a camera operatoria e negli anni cinquanta del Novecento il presidio ospedaliero ha subito altre piccole modifiche.

L’archivio storico riguardante i documenti che si riferiscono alle vicende sanitarie di Fusignano è custodito nei depositi dell’Azienda USL della Romagna e comprende materiali derivanti dalle Opere Pie Giovanardi, dalle Opere Pie Contessa Gentilini, dalle Opere Pie Vecchi, dalle Opere Pie Emaldi, dalle Opere Pie Orfanotrofio e dall’ECA.

Curiosità:

Nel 1930, in uno scritto del Dott. Giuseppe Gotti, pubblicato nell'Almanacco di Fusignano (2008), lo stesso riporta che alla fine del '700 "suddetto ospitale non ha servito finora che a dar ricetto ad alcuni pochi vagabondi malviventi, i quali, quasi sempre gli stessi, vengono ogni anno apposta per albergarvi, ben spesso in compagnia di donne che non sono loro mogli legittime..."


Sonia Muzzarelli


Bibliografia:

Sonia Muzzarelli, La Cura attraverso l’Arte: piccole guide di storia e opere del patrimonio artistico della Romagna, Ausl della Romagna, centro stampa di Cesena, dicembre 2020

Sonia Muzzarelli, La Cura attraverso l’Arte: Il Patrimonio Culturale dell’AUSL della Romagna, Ausl della Romagna, centro stampa di Cesena, 2024

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