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La letteratura internazionale è univoca nell’affermare che intervenire precocemente, dall’inizio della gravidanza fino ai due tre anni di vita del bambino, aumenta le possibilità di una crescita e di una vita migliori nell’età adulta, riducendo gli svantaggi e dando ad ogni persona maggiori opportunità di salute, di occupazione e di relazioni sociali. Per fare questo è necessario che tutte le risorse della comunità si attivino: servizi sociali, sanitari, educativi, culturali, del lavoro e dello sviluppo economico. E’ quanto discusso al Convegno "Promuovere salute ed equità nei primi 1000 giorni di vita. Esperienze e sperimentazioni nella AUSL Romagna", tenutosi ieri alla Biblioteca Malatestiana di Cesena,dove professionisti e sanitari dell’età evolutiva, rappresentanti delle Amministrazioni, dei Servizi Sociali e del Terzo settore della Romagna hanno rappresentato lo stato dell’arte degli impegni che ciascun territorio ha assunto negli ultimi anni relativamente agli interventi sui primi 1000 giorni di vita.
Nel corso del convegno, aperto dalla direttrice sanitaria dell'Azienda USL della Romagna, Francesca Bravi, è stato presentato il lavoro di ricerca azione che i territori hanno intrapreso nell’ultimo anno grazie al supporto metodologico del Centro di Salute Internazionale e Interculturale (CSI), e che ha rappresentato una ulteriore tappa a seguito della analisi sul profilo di equità, una raccolta di dati prodotta ciclicamente dal Dipartimento di Sanità Pubblica sulle diseguaglianze nell’accesso e nell’utilizzo dei servizi da parte delle famiglie che costituiscono le nostre comunità, in termini di salute.
In particolare, le direttrici delle Pediatria di Comunità e Consultori Familiari, referenti locali dei progetti, hanno illustrato le attività intraprese nei diversi territori tramite la metodologia della ricerca intervento: dallo studio del contesto sociale, all’inclusione delle fasce vulnerabili, alla revisione dei percorsi di nascita e alla attivazione di ‘antenne’ di comunità, il tutto sotto la guida dei tre direttori dei Dipartimenti Salute Donna Infanzia e Adolescenza.
Il convegno si è concluso con una tavola rotonda a cui hanno partecipato assessori, Direttori di Distretto, Centri per le famiglie, Servizi sociali in sanità, Associazioni di volontariato dove è stata ribadita la necessità che a queste attività debbano seguire orientamenti politici e programmatori coerenti. La chiusura è stata affidata alle referenti regionali di sanità, sociale e servizi educativi che hanno mostrato interesse per quanto avviene nel territorio Romagnolo, confermando l’impegno della Regione a mantenere alta l’attenzione su questo tema.
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