I dati di mortalità rappresentano uno dei principali strumenti di monitoraggio dello stato di salute della popolazione e, insieme alla morbosità, un indicatore indispensabile per la definizione delle patologie più diffuse e quindi dei bisogni sanitari della popolazione.

Le statistiche di mortalità, dunque, sono un indicatore di effetto globale delle condizioni di vita, dell’esposizione a fattori di rischio e dell’efficacia dell’assistenza socio-sanitaria.

É necessario, però, considerare l’esistenza di alcuni limiti intrinseci ai dati di mortalità che possono essere così riassunti:

  • le diagnosi di morte non forniscono informazioni per malattie non letali, anche se gravi ed invalidanti;
  • la mortalità ed anche la morbosità sono indici negativi dello stato di salute della popolazione: la salute considerata come benessere psichico, fisico e sociale, dovrebbe essere valutata con indicatori adatti a verificare anche gli aspetti soggettivi;
  • la mortalità riflette più il passato che il presente: la malattia che ha portato al decesso riflette l’esposizione a fattori di rischio passati;
  • molteplicità delle cause di morte: nella tabulazione dei dati di mortalità per ogni soggetto viene identificata una singola causa di morte. In realtà, soprattutto nella popolazione anziana, sono molteplici le cause che concorrono a provocare l’evento morte, per cui l’identificazione della “causa iniziale” può risultare in qualche misura arbitraria.

La gestione del flusso dei dati mortalità è regolato dal DPR 285/90 “Regolamento di Polizia Mortuaria” secondo il quale una copia della scheda delle cause di morte che il medico curante compila per ogni caso di morte di suo assistito, debba essere inviata, tramite il Comune di decesso, all’Ausl di riferimento e da questa, se del caso, alla Ausl di residenza.

Con la Legge regionale 29/2004 “Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria” è stato istituito il Registro regionale di Mortalità (ReM) costituito da una copia informatizzata dei dati presenti negli archivi presso le Ausl dell’Emilia-Romagna e contiene i dati di mortalità regionali a partire dal 1994.

Dal 2002 la Regione ha messo a disposizione delle Ausl il programma “Aida” per la gestione dei dati che ne permette inoltre il controllo di qualità secondo standard prefissati (completezza degli archivi, assenza di record doppi, completezza dei singoli record, coerenza delle informazioni: date, residenza sesso, cause di morte).

I dati per la creazione del Registro Regionale si ottengono dalle informazioni riportate sulla scheda Istat dopo opportuna attività di codifica delle patologie presenti e individuazione della “causa iniziale” del decesso.

Dalla tenuta del Registro di mortalità e dall’analisi delle cause di morte degli abitanti dell’Ausl Romagna possono contribuire alla presentazione di informazioni sia sotto forma che di rapporti che di comunicazioni scientifiche aziendali e regionali.

Riferimenti

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