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I saluti Istituzionali del Sindaco di Fusignano, Nicola Pondi; della Direttrice del Distretto Sanitario di Lugo, Federica Boschi e della Direttrice U.O. Att. Tecniche - Ravenna, Francesca Luzi, hanno dato l’avvio al “percorso di storia sanitaria di arte e cultura attraverso l’opera di Biancini”.
Erano presenti anche Luca Della Godenza, Sindaco di Castelbolognese e l'ex sindaco di Fusignano, Nicola Pasi.
L’evento, dedicato alle diverse arti frequentate dal Maestro, è partito con la donazione della targa devozionale del Prof. Sergio Baroni, per proseguire con la presentazione dell’opera pubblica restaurata, dal titolo “allegoria del Buon Governo dell’Istituzione Ospedaliera”, di proprietà dell’Ausl della Romagna.
La dott.ssa Sonia Muzzarelli, Conservatore dell’Ausl della Romagna, ha contestualizzato l’origine dell’opera inserendola tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo passato quando, a seguito della ricostruzione post bellica ed alla ripresa dell’economia italiana, fu emanata la legge n. 237 del 3 marzo 1960, nella quale erano riproposti i principi della Legge n. 717 del 29 luglio 1949, conosciuta come legge del 2%, reintroducendo il ritorno all’unità progettuale di architettura e arte. Il primo articolo di tale legge affermava il principio secondo cui “ … le Amministrazioni dello Stato, anche con ordinamento autonomo, nonché tutti gli enti pubblici che provvedevano all’esecuzione di nuove costruzioni di edifici pubblici e alla ricostruzione di edifici pubblici distrutti per cause di guerra devono destinare al loro abbellimento mediante opere d’arte una quota non inferiore al 2% del loro conto totale”.
Grazie all’attuazione di questa normativa, l’Ausl della Romagna possiede oggi oltre 50 opere d’arte, di cui almeno 30 del maestro Biancini.
Ospite d’eccezione della giornata è stato il dott. Paolo M. Galimberti, Direttore Servizio Beni Culturali della Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano che, dopo aver presentato i saluti dell’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani (ACOSI) di cui è Vice Presidente, ha raccontato la genesi dell’opera di Biancini, ancora oggi collocata nel giardino dell’Ospedale Maggiore di Milano e articolata in cinque scene, di cui la prima molto simile all’opera fusignanese.
La narrazione del Direttore dei Servizi Culturali della Ca’ Granda prende avvio dall’anno 1964:: “… quando terminavano i lavori di ricostruzione della sede dell’Ospedale Maggiore di Milano, ridotta in rovina dai bombardamenti del 1943. A consacrare il ritorno nell’antico edificio, totalmente rinnovato, si decise di commissionare ad Angelo Biancini quella che, inizialmente, doveva essere una “recinzione scultorea”, né muro, né cancellata. L’artista abbandona l’idea di un lavoro in metallo e concepisce un grandioso manufatto, che poi verrà collocato al centro del giardino, restando visibile dalla strada.L’opera rappresenta “Il buon governo dell’istituzione ospedaliera, tra la pace, il lavoro e civiltà del lavoro” articolato in cinque scene.Certamente il modellato trasmette un messaggio pubblico molto forte, fin dal titolo che riecheggia quello del celebre affresco di Lorenzetti a Siena, dove pace, lavoro e assistenza rappresentano i capisaldi della civiltà.
Il lavoro, lungo quasi 15 metri, è realizzato in cemento armato, con una tecnica che riprende quella della “cera persa” delle fusioni in bronzo.
Purtroppo il cemento armato si è rivelato un materiale tutt’altro che eterno e, a distanza di 60 anni, manifesta oggi un diffuso stato di degrado che ne renderebbe indispensabile il restauro”.
La presentazione del restauro dell’opera fusignanese ha chiuso così la giornata dedicata ad Angelo Biancini.
La restauratrice, dott.ssa Teresa Capucci, evidenzia come “ l’opera documenta momenti importanti del nostro passato. E’ un manufatto ceramico frutto del lavoro manuale ed intellettuale dell’uomo, sia nella veste di artigiano che di artista. L’opera rappresenta una peculiarità della nostra terra testimoniata da opere semplici o più elaborate e di lusso, sempre però legate ad un filo che ci conduce all’ingegno dell’uomo, che si manifesta in questa moderna attività ceramica di Biancini che ha fatto ricca la nostra terra.”
Il manufatto è costituito da tre parti ben distinte e realizzate con materiali diversi: quella superiore è composta da moduli in terracotta dipinta e verniciata; quella centrale da elementi in terracotta verniciata e terracotta smaltata, entrambi posizionati/incollati su un plasticato in cemento; la parte inferiore è stata creata in cemento successivamente dipinto.
Il manufatto, che rientra nella collezione del Museo diffuso dell’arte sanitaria romagnola la Cura attraverso l’Arte, è stato restauro e protetto grazie alla stretta collaborazione tra Ausl della Romagna e il Comune di Fusignano.
Angelo Biancini (Castelbolognese 1911-1988)
Nasce a Castel Bolognese, nel 1929 si iscrive all’Istituto d’Arte di Firenze e pochi anni dopo, nel 1932, comincia ad esporre le sue opere in pubblico. Dal 1937 al 1940 si trasferisce a Laveno ove rinsalda i suoi rapporti con la ceramica e perviene ad una serie di temi e soluzioni formali che impronteranno la sua successiva attività. Nel 1942 entra all’Istituto d’Arte per la Ceramica assumendo successivamente la cattedra di Plastica che era stata di Domenico Rambelli. Negli anni settanta gli vengono dedicate diverse mostre e nel 1980 il Sindaco di Faenza gli conferisce la cittadinanza onoraria. La sua attività continua in uno studio nelle immediate vicinanze fino al 1988, anno in cui muore nella sua città natale